
Nuova sentenza shock della Cassazione, ribalta tutti i provvedimenti -metanews.it
La Cassazione con una nuova sentenza supera tutti gli orientamenti precedenti. Per la Suprema Corte il licenziamento, in questi casi, è illegittimo.
In ambito lavoristico, il licenziamento per giustificato motivo oggettivo per essere considerato legittimo, deve essere conforme ai requisiti dettati dalla disciplina, i quali sono particolarmente stringenti, specie quando si tratta della sostituzione di un lavoratore con un altro.
Con la sentenza numero 18063/2025 la Corte di Cassazione, Sezione lavoro ha chiarito un punto molto controverso e dibattuto, sancendo un principio che ribalta i precedenti. Secondo i giudici della Suprema Corte la scelta di licenziare un dipendente per assumerne un altro, a prescindere dalla motivazione, non costituisce una ragione valida.
Cassazione: il licenziamento per sostituzione non vale più
I giudici hanno ribadito che tale condotta è ammissibile soltanto quando si ravvisino motivazioni oggettive e precise, come ad esempio, un’improvvisa riorganizzazione aziendale o l’impossibilità di mantenere in servizio il lavoratore, anche con mansioni inferiori o diverse.

In altre parole, non è legittimo licenziare un dipendente per preferire qualcun altro al suo posto, anche se quest’ultimo è considerato più efficiente per le nuove esigenze aziendali. Il licenziamento, dunque, è legittimo soltanto se sorretto da fatti documentabili e concreti, come ad esempio un calo strutturale del dipendente nella produttività.
La sentenza, che ha ribadito questo principio, è il provvedimento finale di un processo iniziato qualche anno fa e giunto fino in Cassazione. Nel caso in esame, l’azienda aveva proposto ad un lavoratore dipendente impossibilitato nello svolgere le sue mansioni, poiché improvvisamente il coniuge si era ammalato e necessitava di assistenza, un ruolo alternativo con turni incompatibili con gli impegni di assistenza familiare, tutelati dalla legge 104/1992.
Il lavoratore dipendente ha giocoforza dovuto rifiutare, chiarendo che avrebbe svolto qualsiasi altra mansione, purché compatibile con l’orario precedente. L’azienda non ha accettato la sua proposta e lo ha licenziato, ignorando deliberatamente la necessità di valutare soluzioni organizzative alternative.
La Corte di Cassazione ha chiarito che l’azienda ha violato il principio di correttezza e buona fede nell’esecuzione del contratto, poiché non ha considerato le esigenze particolari del lavoratore, il quale doveva prestare assistenza familiare. Inoltre, nel corso del giudizio, l’azienda ha cercato di giustificare il licenziamento, appellandosi ad una presunta esigenza di riorganizzazione aziendale.
I giudici hanno smontato tale tesi, partendo dall’assunto che l’assunzione di nuovi lavoratori, messa in atto dell’azienda, era da considerarsi una prova che, in realtà, non vi erano affatto problemi in corso. Quindi, la Cassazione ha offerto un monito chiaro all’aziende: la gestione dei rapporti di lavoro, all’interno di un’azienda, non può essere guidata da sole logiche di sostituzione e di convenienza. Il licenziamento, per essere legittimo, deve essere giustificato e preceduto da un’attenta valutazione di tutte le possibili alternative, in caso contrario è illegittimo.