
Pensi che sia un'influenza, invece è un letale virus africano - metanews.it
Trasportata dalle zanzare Aedes, la febbre gialla è ancora oggi una malattia virale mortale in vaste aree dell’Africa e del Sud America.
La febbre gialla è una malattia virale grave e potenzialmente letale, causata da un virus della famiglia dei Flavivirus. La trasmissione avviene attraverso la puntura di una zanzara del genere Aedes, attiva principalmente durante il giorno. Il virus è presente in modo stabile in buona parte dell’Africa equatoriale e del Sud America, dove può diffondersi anche ad altitudini fino a 2.500 metri.
I cicli di trasmissione identificati sono due: il ciclo urbano, in cui le zanzare passano il virus da uomo a uomo, e il ciclo silvestre, in cui il contagio parte dalle scimmie infette e si estende poi all’uomo. L’infezione può essere asintomatica, ma in circa il 25% dei casi si presenta con sintomi gravi, tra cui ittero e emorragie. I decessi si registrano nel 20% dei casi sintomatici gravi.
Epidemiologia e rischi per i viaggiatori non vaccinati
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno si verificano circa 200.000 casi di febbre gialla. La stragrande maggioranza – oltre il 95% – riguarda Paesi dell’Africa centrale. Alcuni focolai si registrano anche in Sud America, in particolare in aree come il Perù, ma il rischio in queste zone è stimato dieci volte inferiore rispetto all’Africa.
In Italia, la trasmissione del virus non è possibile per l’assenza del vettore. I pochi casi registrati riguardano viaggiatori non vaccinati di ritorno da zone endemiche. Per chi si reca in Africa senza protezione vaccinale, il rischio di ammalarsi è di 1 su 1.000, mentre la probabilità di morte è di 1 su 5.000. In Sud America, le stime si abbassano drasticamente.

Non esiste una terapia specifica per la febbre gialla. Le cure disponibili sono sintomatiche e non agiscono sul virus. Per questo motivo, la vaccinazione preventiva diventa fondamentale, non solo per la tutela individuale, ma anche per evitare che il virus entri in contatto con nuovi ospiti.
Vaccinazione obbligatoria in alcune aree e rischi reali della malattia
Il vaccino contro la febbre gialla, obbligatorio in molti Paesi dell’Africa e raccomandato a chiunque viaggi in zone a rischio, viene somministrato per via sottocutanea. Contiene un ceppo vivo ma attenuato del virus, in grado di stimolare una risposta immunitaria efficace senza provocare la malattia. La vaccinazione va effettuata almeno 10 giorni prima della partenza e offre una protezione di lunga durata, spesso superiore ai dieci anni.
Esistono controindicazioni precise: il vaccino non deve essere somministrato a chi soffre di immunodeficienze, ha reazioni allergiche gravi a proteine dell’uovo o è affetto da miastenia. Deve essere rinviato in presenza di malattie acute o se è stato recentemente somministrato un altro vaccino a base di virus vivi.
I rischi associati alla vaccinazione sono molto rari. Le reazioni più comuni riguardano dolore e gonfiore nella sede dell’iniezione (10 casi su 100 dosi). In 1 caso su 100 si possono verificare nausea o dolori muscolari. Eventi più gravi, come sindromi neurologiche o viscerotropiche, si presentano con un’incidenza di circa 0,4 casi su 100.000 dosi, più frequentemente in soggetti con più di 60 anni.
I dati clinici e epidemiologici dimostrano che il vaccino offre una barriera efficace contro una malattia che, nelle sue forme gravi, provoca emorragie interne e può risultare fatale in oltre 1 caso su 5. È proprio questo il punto: vale davvero la pena rischiare di contrarre una malattia così grave quando è disponibile un vaccino sicuro? I numeri dicono di no. E la salute pubblica si gioca, ancora una volta, nella prevenzione.