L’INPS toglie la pensione di invalidità civile, ma il governo la salva

Un emendamento del governo salva la pensione di invalidità civile degli invalidi parziali: vediamo che lavoro è consentito.

Invalidità civile

Dopo il messaggio INPS numero 3495 con il quale l’istituto sospendeva la pensione di invalidità civile agli invalidi con percentuale compresa tra il 74 ed il 99% in presenza di attività lavorativa anche con reddito molto bassa, arriva un emendamento che la mette in salvo.

Il governo, quindi, prende atto che un invalido con 287 euro mensili non può certamente vivere e permette l’integrazione della somma anche con attività lavorativa.

Pensione di invalidità salva

Abbiamo già parlato del rischio sospensione dell’assegno di invalidità civile parziale per gli invalidi che svolgono attività lavorativa anche nei limiti di reddito imposti per il diritto. Dopo le polemiche scatenate dalla decisione dell’INPS a seguito di una sentenza della Corte di Cassazione , a quanto sembra, il governo fa marcia indietro.

Molte le figure di spicco che erano scese in campo a seguito del messaggio INPS. E molte le richieste di intervento in tal senso.

Sospendere la pensione di invalidità di fronte ad una minima attività lavorativa sembra un provvedimento senza senso. E proprio per questo il governo corre ai ripari riconoscendo valide le argomentazioni.

Prendendo atto della situazione che con 287 euro mensili non si vive neanche a pane ed acqua, il ministro Orlando ha presentato un emendamento al decreto fisclae che riconosce ai disabili parziali la compatibilità dell’assegno di invalidità con una attività lavorativa minima volta a garantire l’integrazione del reddito complessivo a patto che si rimange nei limiti stabiliti dalla legge per avere diritto alla misura.

Gli invalidi, ora, devono attendere la pubblicazione della conversione del Decreto Fiscale contenente anche il decreto Orlando. In questo modo i fragili  che, oltre al problema sociale devono affrontare anche quelli economici, potranno stare più tranquilli. Svolgere una attività lavorativa minima, infatti, favorisce anche l’integrazione sociale di questi soggetti, oltre a garantirgli una entrata che gli consenta la sussistenza senza l’aiuto di familiari e congiunti.

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