Riscatto laurea gratis: ecco quanto costerebbe allo Stato

Il riscatto della laurea gratis potrebbe essere preso in seria considerazione, ma l’esborso economico non sarebbe certamente trascurabile.

Riscatto laurea

Il riscatto laurea gratis, da riservare alla pensione di garanzia per i giovani, è attualmente presa in esame dalle autorità adibite a decidere in merito. Ma occhio alle spese che si tradurrebbero in un ingente esborso per le casse dello Stato, stimato tra i 4 e i 5 miliardi l’anno. A mettere in guardia tutti ci pensa il numero uno dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, Pasquale Tridico.

Sebbene appoggi l’ipotesi al centro del dibattito politico, nel corso dell’audizione alla commissione lavoro della Camera, Tridico ha desiderato avvertire debitamente le parti. L’impatto sui bilanci non sarà affatto marginale, bensì pesare in misura massiccia sulle condizioni economiche dello Stato. Il budget da destinare all’eventuale manovra  sarebbe molto elevato, perciò prima di concedere il proprio benestare sarebbe opportuno rifletterci in merito.

Riscatto laurea gratis e Quota 100: il presidente dell’Inps affronta i temi di pieno petto

Le questioni spinose non si sono comunque esaurite qui. Difatti, per affrontare la fine di Quota 100 il presidente dell’Inps ha sottolineato come sarebbe possibile ponderare, per i lavoratori rientranti nel sistema misto, l’opportunità di accedere intorno ai 63 o 64 anni, a una prestazione di importo equivalente alla quota contributiva maturata alla data dell’inoltro della domanda per poi avere, al raggiungimento dell’età di vecchiaia, la pensione completa. La soluzione andrà studiata, nei pro e nei contri, in un futuro nemmeno troppo lontano.

L’ipotesi in oggetto sarebbe “sostenibile” in ottica finanziaria con un aggravio di circa 2 miliardi e mezzo di euro per il primo triennio e risparmi a partire dal 2028. Nel 2022 potrebbe accedere allo strumento 50 mila persone, per una spesa di 453 milioni, mentre due anni più avanti, nel 2023, potrebbero trarne beneficio 66 mila persona, per una cifra da corrispondere di 935 ,milioni. Gli anni più onerosi sarebbero il 2024 e il 2025, con 160 mila uscite nel biennio e più di 1,1 miliardi l’anno.

I requisiti richiesti

I requisiti richiesti sarebbero i seguenti:

  • almeno 63/64 anni di età (requisito da adeguare in relazione alla speranza di vita);
  • aver maturato almeno 20 anni di contribuzione;
  • disporre, alla data di accesso alla prestazione, di una quota contributiva di pensione pari o superiore a 1,2 volte l’assegno sociale.

La prestazione completa sarebbe accordata una volta conseguito il diritto per la pensione di vecchia. La somma sarebbe cumulabile in parte con redditi da lavoro dipendente e autonomo, e si potrebbero immaginare – ha spiegato Tridico – meccanismi di staffetta generazionale, legati pure al part-time. Invece, la prestazione risulterebbe incompatibile con reddito di cittadinanza, Ape sociale, trattamenti di sostegno al reddito, indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale e trattamenti pensionistici indiretti.

Per uscite con 41 anni oltre 9 miliardi a regime

Prendendo campo a proposito di eventuali modifiche normative per accedere alla pensione, il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico ha aggiunto che il pensionamento con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età, implicherebbe un esborso di 4 miliardi e 300 milioni di euro nel 2022, per poi salire fino a sfondare il muro dei 9 miliardi l’anno nel 2023. L’aggravio nel 2023 sarebbe di 5,99 miliardi e nel 2024 di 5,86 miliardi.

 

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