Equo compenso ai professionisti: plafond di 150 milioni di euro l’anno

Come garantire un equo compenso ai professionisti? Con un plafond di 150 milioni di euro l’anno. Da segnalare poi l’istanza di Luigi Mercurio

Equo compenso ai professionisti

In Parlamento, assoluto protagonista di queste ore è l’equo compenso ai professionisti: un pagamento minimo e adeguato per il servizio reso. Arriva un plafond di 150 milioni di euro all’anno per garantire l’equo compenso ai professionisti. Sta tutto scritto in uno degli emendamenti al testo approvati dalla commissione Giustizia della Camera. La questione rientra nel disegno di legge che va a rafforzare la norma sull’equo compenso ai professionisti (Atto Camera 3179). 

Come i professionisti ben sanno, l’equo compenso è stato istituito nella sua forma originaria con la legge di bilancio 2018 (legge 205/2017). Attesissima la norma dal mondo professionale, specie dopo la pandemia di Covid che aveva interrotto i lavori.

Equo compenso ai professionisti: sentiamo la Consulta  

Servono tuttavia i pareri di organi preposti. La Consulta per il lavoro autonomo e per le professioni del Cnel: Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Ha inviato un documento a Governo e Parlamento con una serie di indicazioni. Obiettivo: contribuire al processo legislativo in corso con la formulazione di proposte di revisione del testo unificato all’esame della Camera.

Nel mirino della Consulta per il lavoro autonomo e per le professioni del Cnel numerosi elementi. Primo, i parametri economici alle clausole vessatorie. Secondo: i rapporti con la Pubblica amministrazione. Terzo, non certo per ordine di importanza: gli strumenti di controllo. E ancora, quarto: il perimetro di applicazione dell’equo compenso. Questo infatti non può limitarsi ai rapporti di natura convenzionale, ma deve riguardare anche le singole prestazioni professionali.

Da segnalare anche l’istanza avanzata da Luigi Mercurio, presidente dell’AIPED: Associazione italiana periti estimatori danni. Infatti, sono molti i sinistri che vengono periziati da periti dipendenti dalle compagnie. Non da arbitri del tutto imparziali. Di qui, scaturisce il problema della terzietà del perito assicurativo: questo comporta la impossibilità di approntare una tabella unica che stabilisca un equo compenso per le perizie.

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