Pagamenti in contanti, occhio ai controlli: ecco cosa succede oltre questa cifra

È bene prestare attenzione ai pagamenti in contanti: una volta superata questa cifra interviene l’Agenzia delle Entrate – Riscossione.

Pagamenti in contanti

L’Agenzia delle Entrate – Riscossione scende in campo e intraprende una crociata contro chi viola le disposizioni legislative. Per cogliere in flagrante i trasgressori, il Fisco ingaggia una lotta pure attraverso il controllo delle modalità di pagamento. L’utilizzo dei contanti è uno dei sistemi maggiormente usati dall’evasione. Difatti, i pagamenti effettuati mediante bonifico bancario o carta di credito o debito lasciano inevitabilmente traccia della transazione. Invece, effettuare od ottenere pagamenti in contanti non necessariamente lascia traccia. Ecco perché da tempo le autorità governative hanno messo nel mirino i pagamenti in contanti, dando atto a delle rigorose limitazioni.

Pagamenti in contanti: le direttive del normatore

Pagamenti in contanti

Allo stato attuale, le transazioni in contanti sono limitate a un importo di 2 mila euro. Ergo, fino al 31 dicembre 2021 si possono effettuare o ricevere pagamenti in contanti fino a 1.999 euro. Tale regola è in vigore dal luglio 2020 ed è stata introdotta dal decreto legge n. 124 del 2019. In caso di inottemperanza, fioccano sanzioni pesanti. Per esempio, scattano multe particolarmente onerose se attualmente si donano o si prestano 2 mila euro in contanti. Ma a partire dal gennaio del 2022 il limite finirà per abbassarsi ulteriormente. Ecco perché è bene prestarvi la giusta attenzione, onde evitare di incorrere, senza volerlo, in comportamenti contrari alle direttive del normatore.

Il decreto n. 124 del 2019 fissa delle soglie per le transazioni in denaro liquido e delle sanzioni per chi non le rispetta, ma i controlli sui movimenti in contanti non si limitano ai suddetti vincoli. Difatti, a partire dal 2 luglio del 2019 Banche, Poste e intermediari finanziari sono obbligati a inoltrare mensilmente una comunicazione all’UIF, Unità d’Informazione Finanziaria. Gli intermediari finanziari hanno, nello specifico, l’onere di notificare all’UIF qualsiasi movimento di contante quando esso, complessivamente, eccede i 10 mila euro al mese. È ciò che si definisce comunicazione oggettiva.

Al fine di chiarire meglio la materia, serviamoci di un esempio. Supponiamo che una persona provveda a depositare o prelevare contanti per un importo complessivo mensile di 10 mila euro, pur restando nei limiti prestabiliti. Ebbene, in questa circostanza l’intermediario finanziario sarà ugualmente chiamato a porre al corrente l’UIF di tutti i movimenti che quella persona sosterrà nel mese oltre la soglia dei 10 mila euro. Tale obbligo viene indicato all’articolo 3 del decreto dell’Unità di Intermediazione Finanziaria del 28 marzo 2019.

Il nuovo obbligo confermato da Federico Freni

Federico Freni, sottosegretario al MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze), ha confermato tale obbligo in una recente audizione alla Camera. Inoltre, ha ribadito che la comunicazione oggettiva non costituisce un ulteriore limite al pagamento in contanti. Chiunque ha la facoltà di eseguire operazioni cash entro le soglie predefinite, pure superando i 10 mila euro mensili totali.

Sono ammesse le operazioni di prelievo o versamento di contanti per un importo mensile eccedente il tetto dei 10 mila euro. Tuttavia, una volta passato, ogni operazione verrà monitorata dall’UIF, che si prenderà cura di porre sotto la lente d’ingrandimento quelle a maggior rischio. In definitiva, si suggerisce di prestare attenzione ai troppi pagamenti in contanti, sicché l’Agenzia delle Entrate – Riscossione fa partire controlli per prelievi mensili oltre tale cifra.

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